Dal tuo terrazzo si vede casa mia - Elvis Malaj
Ho preso in mano il libro d’esordio di Elvis Malaj e non l’ho mollato più fino all’ultima pagina. Non mi capita spesso di trovarmi a mio agio con i racconti, forse perché sono un po’ ingorda, come lettrice. E’ come quando ti portano in un fantastico ristorante di nouvelle cusine e tu dici: "Wow, bello!" Ma vorresti altre cinque porzioni di tutto. Invece questa raccolta ha una sua ricchezza interna, che non risente della brevità della forma.
Opera prima di un giovane autore albanese di nascita e trasferito in Italia ormai da diversi anni, è un insieme di trame ironiche, intime, tragicomiche, con un lirismo di fondo che attraversa tutti i racconti. “Dal tuo terrazzo si vede casa mia” è un titolo che introduce una prospettiva interessante: dalla tua posizione, sembra dire, mi puoi vedere. L’hai mai notato? Non sei curioso? Ti posso invitare a conoscermi? Ed è su più piani che si svolge questa conoscenza: c’è il fattore della diversità culturale, superato (come spesso avviene) dalle relazioni d’amicizia e d’amore. C’è il passato, fatto di ricordi d’infanzia o di traumi, che innervano il presente. Ci sono delle ombre: la miseria, la solitudine, la tentazione della morte. Ci sono le categorie antropologiche, l’essere uomini e donne, maschi romantici, maschi predatori o maschi e basta, con un approccio all’amore che è sempre un po’ furioso o spiccio (viene usato sempre il termine "scopare", mai "fare l’amore"). Ci sono anche la creatività, i sogni ad occhi aperti, le aspettative. In ogni racconto sembra di avvertire lo sguardo autobiografico dell’autore, o perlomeno la sua firma, fatta di un misto di stupore e ironia, tracotanza e fragilità, cristallo e roccia.
(B.Ve.)