I cieli di Philadelphia - Liz Moore



Questo libro mi ha portato in dono, oltre al piacere della lettura, la scoperta delle foto di Jeffrey Stockbridge, che ho iniziato a seguire su Instagram e che ritrae Kensington, il quartiere di Philadelphia in cui è ambientata la storia (l’autrice, infatti, lo ringrazia nelle note di chiusura). Sono immagini scarne eppure perfette: la realtà disadorna che circonda i soggetti, la luce fredda, i dettagli di povertà e abbandono urbano mettono al centro i gesti, la forza degli sguardi, l’intensità dei dettagli, come un tatuaggio sotto un occhio, dita che sporgono dalla manica di una felpa, braccia incrociate sullo stomaco. 
Con la stessa delicatezza (e accuratezza estetica) di quelle foto, Liz Moore costruisce un romanzo, ambientato nel quartiere più degradato di Philadelphia, che non può essere risolto solo come “poliziesco”. C’è la vicenda: omicidi seriali di giovani prostitute che Michaela, la poliziotta protagonista, sta cercando di risolvere. Ma c’è un altro livello di mistero, quello più interessante, che riguarda tutti i soggetti coinvolti e la spietatezza con cui la vita si è accanita con loro. 
Dal punto di vista del lettore, è una sfida interessante. Chi credevi di conoscere (almeno quanto si può conoscere un personaggio dopo trecento pagine), improvvisamente ti sorprende, ti fa un voltafaccia, sovverte le regole manichee della crime story e ti mette di fronte al fatto che non c’è niente di completamente pulito o completamente sporco, perché la vita è così e tu sei fragile, insicuro, cieco, egoista, vigliacco nel momento sbagliato, intransigente quando non serve. Questa complessità psicologica è l’asse portante del romanzo, ciò che lo rende “speciale” tra tanti, insieme alla capacità di descrivere la forza di una relazione tra sorelle, meccanismo a orologeria che palpita fino all’ultima, folgorante, pagina.

Perché leggerlo: per attraversare le strade laterali e avverse del Sogno Americano. Per godersi una saga familiare tra le righe di una detective story che è quasi reportage.
B.Ve.

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