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La città dell'orca - Sam J. Miller

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Amo la fantascienza perché ha uno sguardo più lungo sulla realtà. Alcuni dicono che è profetica, a me pare piuttosto che sappia compiere un audace salto in avanti, guardando con lucidità - con cruda lucidità - alle conseguenze possibili del presente. “La città dell’orca” è una straordinaria proiezione di ciò che l’avidità sta facendo alle città, alle grandi metropoli mondiali: aumenta il divario tra ricchi e poveri, e una certa “gentrificazione” livella la multiculturalità e la dimensione storica dei quartieri, porta alle stelle gli affitti e svuota i centri storici della propria cittadinanza, strappandone via l’anima.  E allora qui abbiamo Qaanaaq, una città-metropoli tentacolare, che galleggia nelle acque dell’estremo nord dopo che l’innalzamento degli oceani ha ridotto in modo esponenziale le porzioni di terra abitabili. E’ una città governata dalle AI, da sofisticati software che dovrebbero azzerare i meccanismi di potere, risolvere la fallibilità delle decisioni umane. Eppu