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Visualizzazione dei post da giugno, 2019
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Quel che il giorno deve alla notte – Yasmina Khadra Il romanzo di formazione è morto, evviva il romanzo di formazione. Siamo nell’Algeria del 1930 e Younes è un bambino di nove anni, cresciuto nei ritmi della vita rurale e durissima del contadino. Suo padre – meravigliosa la prima immagine che abbiamo di lui:  guardava accovacciato il vento avvolgere le agili spighe, piombarvi sopra, frugarle febbrilmente - sembra scolpito nella roccia, tutto dedito al lavoro e consacrato all’onore. Una distanza siderale li separa dall’altro pezzo di famiglia, quello che vive in città, a Orano, splendida e cosmopolita, dove lo zio di Younes fa il farmacista, è un intellettuale musulmano che ha sposato una cristiana e tesse un’idea di Algeria libera dal colonialismo francese. Le loro strade si incroceranno: Younes diventerà Jonas, strappato (forse salvato?) dalle circostanze alla sua vecchia esistenza povera e alla famiglia d’origine.  E chi è dunque, il giovane bellissimo che diventa u
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Manatthan Beach – Jennifer Egan Sulla copertina un’ipnotica foto verticale, che sembra scattata dal satellite: la spuma bianca dell’oceano che bacia il nero di una costa, uno spazio (e un tempo) congelati nell’arco della vita di Anna Kerrigan, la protagonista.  Jennifer Egan – già premio Pulitzer con Il tempo è un bastardo - racconta un’epoca complessa per gli Stati Uniti, la Seconda Guerra Mondiale, lo choc nazionale di Pearl Harbour, i ragazzi che partono e non tornano, le donne che resistono, sole, con i loro bambini da crescere e sfamare, imponendosi come nuova forza lavoro della nazione. Nelle fabbriche al porto di New York, Anna sogna di fare la palombara. Tutto le rema contro, ovviamente. I 90 chili della tuta, il terrore dell’abisso, la disapprovazione implacabile dei maschi. Eppure. La maestria di Jennifer Egan sta nell’incastro temporale perfetto. La Storia si dispone a fondale (così come la città-icona, New York), e le vite minime giocano la loro partita