I colori dell’incendio – Pierre Lemaitre

E’ la scena prima di un film, l’esordio de I colori dell’incendio: il funerale di un potente, tutti i personaggi allineati nel rigido protocollo della cerimonia - solo i loro pensieri che divergono, ognuno perso nelle proprie meschinità. Poi, il colpo di scena: una caduta fisica che darà il via a molte altre “cadute”, in un effetto domino che porterà il lettore fino all’ultima pagina. Lemaitre, evidentemente, non aveva finito con i suoi personaggi, i Péricourt, che aveva delineato nel suo fantastico “Ci rivediamo lassù”, romanzo del 2014 che ha consolidato la sua una fama internazionale. In parte, questo nuovo libro risente del sapore di un sequel ed è sostenuto dal tema dell’epica e complessa vendetta, che dal Conte di Montecristo in poi è diventato stereotipo cinematografico e letterario (non a caso, l’autore ringrazia Dumas come maestro e destinatario simbolico dell’opera). Ma quel “già visto” che trasuda dalla trama è inevitabilmente riequilibrato dallo strepitoso talento narrativo dell’autore, che tratteggia personaggi indimenticabili (la domestica Vladi che parla solo polacco, la diva della lirica Solange, il delinquente Robert Ferrand) che rubano letteralmente la scena ai protagonisti, costretti forse dalla storia ad avere minori sfumature di carattere e minori “scelte” drammaturgiche. 

Perché leggerlo: Lemaitre dona sempre qualcosa di assolutamente speciale ai suoi lettori, e in questo caso una grande storia che si mescola alla Storia, tratteggiando i “colori dell’incendio” della Seconda Guerra Mondiale, ora con i toni della tragedia ora della commedia, senza mai trascurare la forza del carattere dei suoi personaggi che si oppone e mai si arrende all’epica del destino.

(B.Ve.)

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